📌 Circa 1.500 migranti sono in marcia da giorni attraverso il Messico meridionale, con la speranza di poter raggiungere il confine con gli Stati Uniti alla ricerca del sogno americano. Provengono principalmente dal Centro e dal Sud America e molti sperano di raggiungere gli Stati Uniti prima dell’insediamento di Donald Trump a gennaio. Dopo, spiega qualcuno ai giornalisti stranieri che stanno seguendo la faticosa marcia silenziosa, potrebbe essere più difficile.
Sono partiti dalla città di Tapachula, vicino al confine con il Guatemala, ma lì altre migliaia di migranti sono rimasti bloccati perché non hanno il permesso di attraversare il Messico. E sono una carovana enorme.
Le carovane cominciarono nel 2018 perché, sembra un paradosso, in massa è più facile non finire nelle grinfie delle autorità locali. Quando partivano alla spicciolata, infatti, potevano essere individuati e ammanettati lungo il percorso, per poi essere rimandati nel Messico meridionale o, peggio, deportati nei loro Paesi d’origine. Così l’unione fa la forza: il serpentone di uomini, donne e bambini che attraversa il Paese al massimo, come succede sporadicamente, subisce incursioni delle autorità quando si divide. Quando indietro rimangono piccoli gruppetti, vinti dalla stanchezza e dalla fatica, allora la polizia e gli agenti dell’immigrazione piombano su di loro e cercano di fermarli. Alle autorità locali basta dunque aspettare che il corpo principale della carovana si stanchi: dopo i primi 250 chilometri si cominciano a vedere le prime defaillance.
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