Operazione fact checking sul Documento di economia e finanza appena approvato dal consiglio dei ministri. In aumento tasse e spesa pubblica. Il rapporto dell’associazione svela che le entrate si avvicineranno a quota 900 miliardi nel 2022. Gettito tributario in salita da 503 miliardi del 2018 a 559 del 2022 (506 miliardi nel 2019, 535 miliardi nel 2020, 550 miliardi nel 2021). Pressione fiscale stabile sopra il 42% del pil. Niente spending review: le uscite del bilancio dello Stato saliranno complessivamente nel quadriennio in esame di quasi 75 miliardi rispetto allo scorso anno: in crescita la spesa corrente, ferma al palo quella per investimenti. Sale anche il costo del lavoro con i contributi sociali e previdenziali in salita di 18 miliardi. Il vicepresidente Pucci: “I numeri smascherano le prese in giro, siamo stufi”.
Stangata fiscale da oltre 76 miliardi di euro tra il 2019 e il 2022. Nei prossimi quattro anni le tasse e i contributi previdenziali saliranno di 76,2 miliardi: dagli 813 miliardi del 2018, quest’anno si arriverà a 834 miliardi per poi salire progressivamente fino agli 890 miliardi del 2022, con una impennata complessiva del 9,37%. Niente spending review: le uscite dal bilancio pubblico cresceranno sistematicamente: dagli 853 miliardi dello scorso anno si arriverà ai 929 miliardi del 2022 per un aumento complessivo di quasi 75 miliardi pari a una crescita dell’8,85%. Questi i dati principali dell’operazione fact checking realizzata dal Centro studi di Unimpresa sul Documento di economia e finanza approvato le scorse settimane dal consiglio dei ministri, secondo la quale sono destinati a salire anche i versamenti allo Stato per contributi sociali e previdenziali: l’incremento, che produce effetti sul costo del lavoro per le imprese, sarà di oltre 18 miliardi. “I numeri dicono sempre la verità e smascherano le prese in giro del governo, delle quali siamo ormai stufi. Le promesse politiche da una parte e i numeri dall’altra. Le imprese avrebbero bisogno di pagare meno tasse e invece ne pagheranno sempre di più” commenta il vicepresidente di Unimpresa, Claudio Pucci.
Secondo l’analisi dell’associazione, realizzata sulla base del Def del 9 aprile, il totale delle entrate tributarie si attesterà a quota 506,8 miliardi alla fine del 2019; di questi, 248,6 miliardi sono le imposte dirette (come Irpef, Ires, Irap, Imu), 257,2 miliardi le indirette (come Iva, accise, registro) e 967 milioni le altre in “conto capitale”. Si tratta di una voce del bilancio pubblico che salirà a 535,2 miliardi nel 2020 (rispettivamente 250,1 miliardi, 284,1 miliardi e 972 milioni), a 550,3 miliardi nel 2021 (rispettivamente 255,1 miliardi, 294,2 miliardi e 979 milioni), a 559,93miliardi nel 2022 (rispettivamente 259m2 miliardi, 299,1 miliardi e 985 milioni). Complessivamente, considerano la variazione di ciascun anno del quadriennio in esame rispetto al 2018, l’aumento delle entrate tributarie nelle casse dello Stato sarà pari a 55,3 miliardi (+10,98%): le imposte dirette cresceranno di 10,4 miliardi (+4,18%), le indirette di 45,4 miliardi (17,92%) e le altre si ridurranno di 493 milioni (-33,36%).
Cresceranno anche le entrate relative a contributi sociali (previdenza e assistenza): dai 234,9 miliardi del 2018 si passerà ai 250,5 miliardi del 2019, ai 244,1 miliardi del 2020, ai 248,3 miliardi del 2021, ai 253,6 miliardi del 2022. L’incremento complessivo di questa voce, che ha effetti sul costo del lavoro per le imprese, sarà pari a 18,6 miliardi (+7,95%). In salita, poi, anche le altre entrate correnti per 2,1 miliardi (+2,92%). Ne consegue che il totale delle entrate dello Stato aumenterà di 76,2 miliardi (+9,37%) rispetto al 2018 nei prossimi quattro anni: dagli 834,4 miliardi del 2019 si passerà agli 856,6 miliardi del 2020, agli 875,4 miliardi del 2021 e agli 890,1 miliardi del 2022.
Nessuna variazione particolarmente significativa per la pressione fiscale, destinata a restare stabile. Il totale delle entrate dello Stato rispetto al prodotto interno lordo, arrivate a quota 42,1% nel 2018, si attesterà al 42,0% nel 2019, al 42,7% nel 2020, al 42,7% nel 2021 e al 42,5% 2022. Tutto questo con una crescita assai modesta: il pil dovrebbe crescere, secondo il Def, dell0 0,2%% quest’anno, dell’1,01% nel 2020, dell’1,03% nel 2021 e dell’1,02% nel 2022.
Accanto alla crescita delle tasse, c’è quella della spesa pubblica. La spending review pare inefficace: il totale delle uscite – arrivate a 853,6 miliardi nel 2018 – si attesterà a 869,7 miliardi nel 2019, a 894,9 miliardi nel 2020, a 912,2 miliardi nel 2021 e a 929,1 miliardi nel 2021. Complessivamente, rispetto al 2018 ci sarà un incremento della spesa di 75,5 miliardi (+8,85%). Saliranno le uscite correnti per complessivi 60,1 miliardi (+8,23%) e subirà un incremento anche la spesa per il servizio del debito pubblico (interessi passivi) pari a 8,7 miliardi (+13,48%). In leggero aumento la spesa in conto capitale ovvero la voce che riguarda gli investimenti pubblici, specie quelli in infrastrutture e grandi opere: lo Stato aumenterà lievemente questa voce e ci sarà una crescita complessiva di 6,6 miliardi (+11,39%).
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