Strada sbarrata per le imprese italiane in banca: i prestiti alle aziende, nel corso dell’ultimo anno, sono calati di 40 miliardi di euro (-4,89%) nonostante l’aumento di 3 miliardi dei finanziamenti a medio termine. A pesare sul calo è la diminuzione di 22 miliardi dei finanziamenti a breve e di 20 miliardi di quelli di lungo periodo. In aumento di 1,5 miliardi, invece, i prestiti alle famiglie, spinti dal credito al consumo (+7,1 miliardi) e dai mutui (+4,9 miliardi), comparti che hanno compensato il pesante calo registrato sul fronte dei prestiti personali (-10,5 miliardi). In totale, lo stock di impieghi al settore privato è diminuito di oltre 38 miliardi, passando da 1.360 miliardi a 1.322 miliardi: in media oltre 3 miliardi al mese tagliati ad aziende e cittadini. Questi i dati principali del rapporto mensile sul credito realizzato dal Centro studi di Unimpresa, secondo il quale negli ultimi 12 mesi, da ottobre 2017 a ottobre 2018, le rate non pagate (sofferenze) sono calate: nell’ultimo anno si è registrata una diminuzione di oltre 53 miliardi (-30,62%) da 173 miliardi a 120 miliardi. “Siamo preoccupati: dopo il quantitative easing di Mario Draghi, vediamo solo il buio. La situazione in banca, per le imprese italiane, è già grave e potrebbe peggiorare ulteriormente, da gennaio, quando termineranno le misure straordinarie di politica monetaria attuate dalla Banca centrale europea. E poi ci sono l
e misure fiscali inserite nella legge di bilancio dal governo, contro gli stessi istituti bancari, che possono contribuire a creare problemi al motore del credito. Più tasse ai gruppi bancari, già alle prese con le tensioni sullo spread, si traducono gioco forza in una restrizione dei finanziamenti” commenta il vicepresidente di Unimpresa, Claudio Pucci.
Secondo il rapporto dell’associazione, basato su dati della Banca d’Italia, il totale dei prestiti al settore privato è calato nell’arco dell’ultimo anno, da ottobre 2017 a ottobre 2018, di 38,7 miliardi (-2,85%) passando dai 1.360,9 miliardi di ottobre 2017 ai 1.322,2 miliardi di ottobre 2018. Nel dettaglio, è calato di 40,3 miliardi (-5,51%) lo stock di finanziamenti alle imprese passati da 732,2 miliardi a 691,9 miliardi: in particolare, sono calati di 22,5 miliardi (-9,28%) da 242,6 miliardi a 220,08
miliardi i crediti a breve termine (fino a 1 anno); giù di 20,8 miliardi (-6,35%) i prestiti di lunga durata (oltre 5 anni) scesi da 328,1 miliardi a 307,2 miliardi; sono invece cresciuti lievemente di 3,04 miliardi (+1,88%) i finanziamenti di medio periodo (fino a 5 anni) passati da 161,6 miliardi a 164,6 miliardi. Risultano complessivamente in leggero aumento di 1,5 miliardi (+0,25%) i prestiti alle famiglie, passati da 628,7 miliardi a 630,2 miliardi: in particolare, è salito di 7,1 miliardi (+7,62%) il credito al consumo (denaro concesso per acquistare elettrodomestici, automobili, televisori e smartphone) passato da 94,3 miliardi a 101,5 miliardi; in aumento anche i mutui di 4,9 miliardi (+1,31%), saliti da 374,2 miliardi a 379,1 miliardi; in pesante calo, invece, i prestiti personali, scesi di 10,5 miliardi (-6,59%) da 160,1 miliardi a 149,6 miliardi.
Per quanto riguarda i prestiti non rimborsati, si registra un rilevante calo delle sofferenze lorde, diminuite in totale di 53,2 miliardi (-30,62%) dai 173,7 miliardi di ottobre 2017 ai 120,5 miliardi di ottobre 2018. Il rapporto tra sofferenze lorde e prestiti è passato dal 12,77% al 9,12%. Sono calate di 39,9 miliardi (-32,79%) le rate non pagate dalle aziende, scese da 121,8 miliardi a 81,8 miliardi; in diminuzione di 8,6 miliardi (-25,30%) anche i crediti deteriorati riconducibili alle famiglie, passati da 34,2 miliardi a 25,5 miliardi e continuano a calare anche quelli legati alle imprese familiari, scesi da 14,2 miliardi a 10,5 miliardi, in contrazione di 3,6 miliardi (-25,83%); risultano in diminuzione di quasi 1 miliardo (-26,60%) anche le sofferenze della pubblica amministrazione, delle assicurazioni, dei fondi e delle onlus, passate da 3,4 miliardi a 2,5 miliardi. Il totale delle sofferenze nette, ovvero quelle non coperte direttamente da garanzie, è diminuito di 27,6 miliardi (-41,89%) da 65,8 miliardi a 38,2 miliardi. Il rapporto tra sofferenze nette e prestiti è passato dal 4,84% al 2,90%.